Sono passati 51 anni dal 22 aprile 1970, il primo Earth Day. Quella Giornata della Terra celebrata negli Stati Uniti era figlia di una scienza che cominciava a interrogarsi sull’uso della tecnologia (nel 1962 Rachel Carson aveva pubblicato Primavera silenziosa, la prima analisi delle conseguenze dell’uso massiccio dei pesticidi) e di una società che stava metabolizzando lo strappo del ’68, del pacifismo partorito dalla guerra del Vietnam, dell’incontro con la natura. Era una posizione molto visibile ma minoritaria. Mezzo secolo ha rovesciato la percezione dell’ambiente. Oggi l’ecologia è mainstream. Un grande flusso che inevitabilmente rischia di annacquare i contenuti ma che ha trascinato le maggiori istituzioni su posizioni molto avanzate dal punto di vista ambientale.
Ieri l’Unione Europea ha chiuso, dopo una maratona negoziale durata più di 14 ore, l’accordo sul taglio dei gas serra al 2030 portando l’asticella dal 40 al 55%. E’ il frutto dell’accordo tra la Commissione, che aveva indicato questo obiettivo, e l’Europarlamento, che puntava al 60%. Un “compromesso” lo hanno definito in molti calcolando che il fronte ambientalista voleva il 65%.
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