Nel settembre scorso la rana arlecchino dalla narice larga e la rana cohete confusa, entrambe in estinzione ma ancora combattive, hanno sconfitto in un tribunale dell’Ecuador la compagnia mineraria che voleva trasformare le pozze in cui vivono in cave.
Il 16 giugno del 2020 la Grande Strada dell’oceano, un’icona del paesaggio australiano che attraversa foreste e parchi, è stata dichiarata per legge “un’entità naturale vivente e integrata”. Dal 2019 a oggi in vari continenti molti fiumi hanno conquistato una personalità giuridica, al pari di una multinazionale.
Il mondo del diritto si sta trasformando sempre più velocemente. Fino a ieri erano i deep ecologists, i teorici dell’ecologia radicale, a contrapporre le ragioni della natura a quelle degli umani, in una logica di contrasto frontale.
Oggi la stessa rivendicazione di un diritto degli esseri viventi e dei loro ecosistemi assume un sapore diverso, meno conflittuale e più cooperativo. E la ragione è semplice: si va diffondendo la convinzione che senza la difesa degli equilibri naturali a cui ci siamo adattati sia molto difficile difendere la sopravvivenza dei quasi 8 miliardi di esseri umani che popolano il pianeta.
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