Con il rubinetto del gas sempre più a rischio e il petrolio oltre i 100 dollari al barile, il fronte elettrico chiede al governo di reagire con forza alla crisi ucraina che rende sempre più precarie le forniture di metano. La richiesta è varare una strategia in grado di far uscire in tre anni il Paese dall’incubo energetico in cui è finito: spingendo sulle fonti rinnovabili e sul biometano si può sfuggire al ricatto sul gas tagliando un terzo dei consumi di questo combustibile.
La proposta viene da Elettricità Futura l’associazione confindustriale che raggruppa oltre 500 aziende, il 70% del mercato elettrico nazionale. “Quando abbiamo organizzato questa conferenza stampa avevamo un prezzo del gas quadruplicato in un anno, con la guerra in corso ora è quintuplicato”, afferma Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura. “Siamo di fronte a un’emergenza che si somma a una situazione di crisi strutturale e che richiede misure adeguate: o sblocchiamo le procedure che paralizzano la realizzazione degli impianti di rinnovabili o chiudiamo la luce. L’emergenza energetica ci è già costata quasi 20 miliardi, è arrivato il momento di mettere il Paese in sicurezza”.
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